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Biografia
Fin da giovane ha studiato e frequentato l’ambiente artistico veronese esordendo come pittore autodidatta. Dal 1964 al 1987 ha allestito numerose mostre personali, per la maggior parte a Verona. Fra le Mostre Collettive si segnala la Rassegna Arte Verona 1983 alla quale ha partecipato su segnalazione ed invito. Ha conseguito numerosi premi e riconoscimenti di critica in diversi concorsi, sia in ambito provinciale che fuori provincia. Hanno scritto della sua pittura P.Piazzola, G.Zampini, C.Segala, U.G.Tessari, V.Meneguzzo.
Presentazione critica
“La Lessinia dell’immaginario”. Quella che può materializzarsi dal suo racconto. Con il cigolare dei carri, il grido delle poiane, il tepore del latte appena munto, l’odore acido dell’erba. Qui basta un nulla per rievocarne l’intero arco. Esigui colori, scarsissimi segni, una sintesi serrata al massimo. Quasi una iniziazione per imparare a leggere il paesaggio. Lo stile è asciutto, intenso con quel punto di fuga a perdere, con quei primi piani fatti di vuoti allusivi. Il colore ad olio appare come un segno a pastello che sa imprimere un rilievo cosmico circolare. E come stare nel fondo di una enorme tazza da tè e vedere il paesaggio dipinto in una dimensione concava a tutto tondo.
Carlo Caporal, … merita un discorso più di poetica che di analisi critica. Se la sua produzione recente cercava toni algidi e sintesi descrittiva del paesaggio, ora cattura ferinamente brani di luce, e su quel bagliore incentra tutto il senso del suo nuovo luogo dell’anima. Egli dipinge i paesaggi del desiderio, visti come attraverso la lente dell’impossibile. Dove il profilo montano è superficie pura e il prato solo spazio, dove si gioca la gioia della partita più dura. (Vera Meneguzzo)
Caporal presenta insieme la pittura di ieri, e quella di oggi …. Io, forse malato di “moderno”, dico che sono attratto più dai lavori attuali, accettandoli in gloria delle veloci sintesi che sono sì dettate e risolte anche dalla imprecisione, ma soprattutto da maturi strappi felici sfolgoranti nella luce totale: si guardi quella “neve” immensa che è tutta uno sfavillio di luce della natura e della pittura…. Al poeta di immagini, o di parole, vengono buone anche le disgrazie, purchè la sua intelligenza sensibile diventi l’orgoglio di dipingere ancora in modo nuovo, nel segno però di amori antichi.
Caporal dipinge realtà che diventano sogni, dove la luce digerisce quasi la visione, e senza più dimensione se non in un alone di poetica figurazione che sembra volare nel salire e scendere dal verde all’azzurro, al bianco.
Nell’ opera ” Neve a Velo”, i casolari sembrano in attesa, magari proprio della visita della pittura. Il battesimo della neve rende vergine la visione nel suo silenzio, che fa tornare incontaminato il paesaggio per i meriti lievi della pittura, anche se la leggerezza tonale rende il quadro un vento leggero che può d’un tratto scomparire. (Alessandro Mozzambani)
Carlo Caporal conferma anche sulla tela il suo lungo, ininterrotto amore per la terra lessinica, affidando a pochi tratti forti e convincenti le sue immagini terse, che prediligono le atmosfere invernali e comunque dai colori misurati, quasi un pretesto per costruire ricordi di luoghi dai cieli densi. (Francesco Bletzo)
Come sintesi veloci di scenari collinari, la natura dipinta da Carlo Caporal si risolve in immagini colpite dalla luce “totale” e percorse da “felici strappi” di figuralità capaci di generare una pagina pittorica che, distinguendosi dai modi praticati in passato, sembra rigenerarsi ed aprirsi verso nuove ed inedite conquiste espressive. (Giorgio Trevisan)