Biografia
(pagina in costruzione, aperta a contributi esterni)
Angelo Dall’Oca Bianca nacque a Verona nel 1858 ed ivi morì nel 1942. Di famiglia modesta, trascorse un’ infanzia piuttosto burrascosa ed infelice a causa del padre. Angelo, dal temperamento inquieto, ipersensibile e ribelle a qualsiasi disciplina imposta evade presto dalla famiglia unendosi a compagnie di coetanei e vagabondando per la città vecchia. La morte del padre, avvenuta in età adolescenziale, lo riaccosta alla madre, figura per la quale nutrirà in seguito vera e propria devozione.
Inizia così una nuova vita tra studio e lavoro di Angelo Dall’Oca Bianca Pittore. Si accosta a diversi mestieri quali manovale, imbianchino, muratore e decoratore mentre nel frattempo segue attentamente lezioni di letteratura italiana e latina. In questo periodo che va dal 1873 al 1876 realizza i suoi primi disegni spontanei e singolari che attirarono l’ attenzione di artisti di fama. Dall’Oca Bianca ottiene così di frequentare i corsi di pittura all’ Accademia Cignaroli sotto la guida del maestro Napoleone Nani.
Come Pittore, ad un ambiente culturale mediocre, rispose disdegnando la produzione artistica di stampo accademico e proponendo una sua visione personale dei soggetti prescelti. Elaborò suggerimenti originali di ricerca formale e coloristica ovvero un genere d’ arte più libero e disincantato, quasi bozzettistico. Nel 1882 si trasferì a Roma per qualche periodo frequentando Carducci, D’ Annunzio e Pascarella.
Dopo aver ricevuto numerosi e prestigiosi premi, la sua pittura si rende sempre più estranea alla ventata di modernismo nazionale ed internazionale.
Presentazione critica
“L’ anno 1900 quando inizia non ha nulla diverso da quelli contraddistinti con le finali del secolo XIX, e padre-padrone dell’arte veronese è Angelo Dall’Oca Bianca. La sua figura è di quelle che non ammettono dibattito, nè altre realtà che non siano il dominio assoluto in virtù di successi e notorietà nazionali e europei………….. ll “bene” e il “male” del padre-padrone A. Dall’Oca B. non potranno che essere allargati e verificali, o magari cambiati di posto, da una, ancora inedita quanto curiosamente, attesa, antologica veronese che inizi proprio mostrando le non poche opere misteriose perché mai viste dal pubblico almeno dalla morte del pittore, e dall’acquisizione comunale decisa dall’autore a sua testimonianza.
Non è difficile pronosticare che in quell’occasione saranno non poche le sorprese, anche nel senso di letture critiche aggiornate e sorprendenti in quanto al solito, forse obsoleto concetto di bello e non, di buon gusto o, invece cattivo gusto. Quindi l’intera cronaca veronese del ‘900 rimane legata a quella futura manifestazione, che implicherà un impegno museale degno di nota, assai pericoloso e perciò affascinante per gli studiosi che avranno l’oneroso onore di realizzarlo per Verona e per confini ulteriori e distanti: quale che sia una possibile previsione attuale, obbligata altresì a considerare l’importanza europea del mercato antiquario, dopo anni di semianonimato almeno per la produzione media, o medio bassa.
Bisogna al riguardo considerare tutto ciò proprio in considerazione delle lamentele sulla situazione chiusa, o sconosciuta, dell’arte veronese del dopo
Dall’Oca, affrontando la spina, che rinomanza critica e interesse collezionistico reali per la Verona artistica sono stati solo Dall’Oca in vita e i
quadri di Dall’Oca una volta passato l’artista coi più, e come si usa dire coi giusti”(Alessandro Mozzambani )- [Catalogo della Mostra “PITTURA A VERONA 1900-1950”, Comune di Sona 1989]