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Biografia
UGO FRIGO, nato a Verona dove risiede e lavora. Ha frequentato per cinque anni l’Accademia Cignaroli di Verona. Nel 1966 ha fondato il Gruppo Amici dell’Arte “A. Nardi” di Verona e come animatore e Presidente ha organizzato diverse manifestazioni artistiche. Impegnato nell’associazionismo e nel volontariato, è stato dal 1986 al 2001, Segretario Generale della Società Belle Arti di Verona. Come operatore culturale ha promosso ed organizzato decine di mostre, conferenze, dibattiti e attività sociali. Ha partecipato a numerose mostre e concorsi nazionali e internazionali conseguendo diversi premi e segnalazioni. Ha esposto in una sessantina di mostre personali ed in diverse collettive in varie città italiane ed estere. Attualmente insegna pittura alla scuola d’arte di Pescantina (VR).
E’stato recensito su:
Corriere Bresciano – Domani – L’Adige – L’Arena – Il Gazzettino – Vita Veronese – Verona Fedele – Il Nuovo Adige – Messaggero Veneto – La Provincia – Gazzetta di Mantova – Il Resto del Carlino – Il Miliardo – Il Pungolo Verde – Il Giornale di Vicenza – La Vernice – Nuove Dimensioni – La Voce di S. Marco – Brescia Oggi -Il Nuovo Torrazzo – Guerrin Sportivo – Stralignano – Qui Verona – Alto Adige – Il Nuovo Veronese – l’Obiettivo – Master Magazine – Archivio – Verona Magazine -Polesani del Mondo, ed altri.
Hanno scritto:
A.Marini – J. Simeoni Zanollo – E. Marcianò – A.L. Monaco Aprile – U.G. Tessari – A. Veronesi – C. Segala – P.G. Sangiovanni – V. Tiberi – F. Ceriotto – 5. Saglimbeni – G. Gasparotti – G.L. Verzellesi – G. Pagano Paolino – L. Reggiani – G.Stocco – C. Rigoni – M. Pecchioli – A. Mozzambani – A. Scemma – D.L. Acerbi – 5. Maugeri – L. Beretta – P. Marzano – L. Meneghelli – N. Tedeschi – V. Lusvardi – G. Perez – L. Spiazzi – C. Occhipinti – E. Mascelloni – C. Bianchi – M.T. Ferrari – G. Trevisan – M. Occhipinti – P. Rizzi, ed altri.
Note biografiche e critiche si trovano su:
“Catalogo Bolaffi” 1972-73-74-79-81,” “Criterium Nuovi Artisti”, “Gli anni 60 dell’Arte Italiana”, “L’Arte Italiana nel Mondo”, “La pittura italiana del 1970”, “Il mercato artistico italiano”, “Catalogo degli autori italiani”1970-71, “Dizionario Comanducci”, “Inter catalogo pittori contemporanei”, “Il quadrato – 1973-74-75-76,”Pittori italiani contemporanei”1973, ” “Eco della critica” 1973, “Annuario Generale dell’Arte Moderna”, “Enciclopedia ‘Leonardo”’, “Annuario Comanducci”1975-76-78-80-81, “Annuario Comed”” 1984-85-86-87-88-89-90-91-92-93-94-95, “Art Diary”1986-87, “Guida allo studio dei Maestri Arte Contemporanea”1988, Guida Nazionale Pittori e Scultori”, CAT “Censimento Artisti Triveneti”88-90-92, ed altri.
Presentazione critica
La pittura di Ugo Frigo è una pittura di lente, precise, ma sempre spontanee ispirazioni che trasformano la realtà in un mondo pittorico ricco di una particolare sensibilità che gli consente di rappresentarcela intimamante sua.
Dall’istintivo colorismo delle figure ai pacati spazi interni avvolti da un velo di malinconia, da una pittura più mediata e nello stesso tempo più netta del colore.
Ogni aspetto della realtà, anche il più consueto, è accostato da quest’artista con una sensibilità che abbraccia non soltanto le situazoni del presente, ma anche il sentimento del ricordo che affiora in un susseguirsi di illusioni intime che tessono il tessuto del quadro.
La pittura metafisica sembra che sia uno dei suoi modelli preferiti, aleggia in tutte le sue opere un senso di mistero, di imprevisto, anche i paesaggi urbani, divinamente dipinti da Frigo, non proteggono l’uomo, le case non sono ospitali e aperte ma chiuse su se stesse, si può intuire solamente che all’interno c’è la vita, la speranza, la morte…
Frigo sente tutte queste emozioni nella solitudine dello studio, è nel pensare all’uomo e alla sua esistenza che riesce a trasmetterci il suo stato mentale, uno stato di assoluto abbandono dove pensiero e creazione si fondono per creare opere dalla suggestione mitica.
Ma la pittura di Ugo Frigo non è solo questo, egli ricerca nel proprio inconscio le motivazioni intrinseche che gli permettono di scegliere un soggetto anziché un altro.
La sua sensibilità, i colori che si trovano sul cavalletto sono il mezzo, a lui congeniale, di trasmettere grazie ad essi le sue angosce, le sue paure.
Sensibilità, pulizia, una accentuata misura ritmica, confermano l’itinerario del pittore, la cui espressione non precostituisce grandi risposte a grandi domande, ma si propone di pervenire ad un modo non retorico di essere e di operare.
Penso che l’importanza della sua opera consista nel condurre un dato visionario (una esasperazione-allucinazione del soggetto) dentro quell’immersione panica, senza ricorrere ad alcuna iconografia visionaristica.
C’è nelle sue immagini una ricerca del proprio io, uno scavare nel proprio interno per sapere chi siamo. Il rivolgersi continuamente verso una realtà naturale è in qualche modo una voglia di evadere dal mondo industriale in cui viviamo, una fuga fantastica verso nuovi orizzonti del reale di antica memoria.
Il linguaggio del colore basato sull’alternanza di tinte calde e fredde risulta abbagliante, le ombre sono colorate e le luci scivolando dentro le zone scure. Il colore nega il potere della ragione e della logica interna, privilegiando così la sensazione emotiva, l’immaginazione, esiste una chiarezza interiore una precisione e una determinatezza, dove sono racchiusi i fantasmi dell’inconscio.
Il mistero in natura e nell’arte può essere definito come quella condizione in cui la realtà si vede solo parzialmente, ma che ci fa capire che qualche cosa esiste, non abbastanza comunque per definirla con una sola occhiata senza l’ausilio dell’esperienza.
Ugo Frigo è un artista che ha una chiarezza interiore che comincia dove finisce la ragione delle cose e solo attraverso la pittura riesce ad autoanalizzarsi, una pittura dunque che funge da autotest. (Carlo Occhipinti- Direttore Ente Biennale d’Arte Città della Spezia)