Via Maso di Sotto, 18
37028 ROVERE’ VERONESE
VERONA
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Biografia
MOSAICISTA- SCULTORE
Esposizioni:
Galleria d’arte Sottoriva – Verona 1988
Boscochiesanuova -Sala civica- 1988
Centro culturale -S. Giorgeto- Verona 1989
Marmo Macchine – S. Ambrogio Valpolicella 1988- 1989
S.Giovanni Lupatoto – Centro Culturale 1989
Torri del Benaco 1991
Calendario Novastampa 1992
Liegi-Belgio – Ass. “Veronesi nel mondo” 1995
Lazise. Dogana Veneta 1996
Firenze. Galleria del giglio 1997
Soave. Festa del vino 1997
Pisogne (BS). Festa dell’ artigianato 1998
Cerro Artisti in piazza! 1995- 1996
Boscochiesanuova Sala civica 2002- 2003
Veloinsieme -Sala polifunzionale- pro-loco 2005- 2006
Velofestival 2008″Le Falie” 2008
Trastevere in arte (Vicenza) 2007
Abano Term (Pd) “Le terme dell’arte” 2007- 2008
Bardolino (Vr) “Un due tlè” 2007
Campofontana (Vr) “Presepio vivente” 2006- 2007- 2008- 2009- 2010
Pessano e Bornago (Mi) 2011
PRESENTAZIONI E PUBBLICAZIONI:
Carlo Caporal – Piero Piazzola (L’Arena – Verona fedele – Curatorium Cimbricum)
Bartolo Fracaroli (L’Arena – Verona fedele – L’Alto Adige)
Intervista: Sede RAI. (Napoli) per “RAI UNO VERDE MATTINA” (dic. 1996)
Inserimento nel catalogo degli artisti del Triveneto – C.A.T. 1992 e 1994
Articolo di Bepi De Marzi (L’Arena 31 maggio 1999)
Demetra “Sassi sassoni” 1994
Demetra “Il grande libro dei sassi” 1996
Lessina ieri oggi domani 2007 – Curatorium cimbricum veronensis
Campofontana (Vr) Presepio di Campofontana 2010
Zambaldo Vittorio – corrispondente “L’Arena di Verona”
Presentazione critica
L’ARCANGELO DEI MOSAICI
Con le sue fantasti che tessere naturali o preparate in fusioni racconta storie di case, di sentieri, di chiese della Lessinia.
Lo invitano alle feste, alle nobili sagre della tradizione, poi a quelle manife¬stazioni di paese o di contrada che negli ultimi anni si sono sovrapposte tal¬volta alle antiche scadenze della consuetudine popolare. Scende da Roverè nelle domeniche, quando il mattino è già avviato nella luce, accompagnato con gioia da una delle bellissime figlie, e sistema i suo attrezzi in un angolo tranquillo delle piazze, a uno slargo di strada diventato luogo d’incontro per il tempo della festa. E come un menestrello, un cantastorie con liuti e cetre dalle forme immaginarie, intona in silenzio la poesia della sua monta¬gna, l’altopiano più bello tra le grandi valli della venetudine d’occidente, la Lessinia. Le note colorate del suo cantare lungo il giorno sono tesserine di mosaico, sassi modellati dalle stagioni, semi di frutti selvatici, pietre striate, legni duri stagionati dal vento. Dispone tutto sul pentagramma della fantasia e racconta l’immensa felicità di vivere.
E ci si lascia rapire dalla sua serenità; si entra nel pulviscolo magico della sua musica di accordi sospesi; si diventa coro di voci stupite nel laboratorio asso¬lato e senza contorni, nella stanza di sole dove si raccontano storie di malghe, di sentieri, di case antiche e abbandonate, di ruscelli tra l’erba e il muschio, di torrenti alla svolta di un ponte, di cascate improvvise, di campanili con lar¬ghe facciate di chiese che si innalzano dai sagrati lastricati di fresco.
Si illumina di beatitudine mentre delizia i presenti lasciandosi coinvolgere in dialoghi ora scarni, ora fioriti, proprio di chi è abituato ai tempi, ai ritmi scanditi dalla vita lassù, ai limiti dei grandi pascoli, dove la fatica è sempre stata consolata dal silenzio che genera la ricchezza dei pensieri.
E pian piano vien sera, e pian piano finisce l’estate con le sue domeniche di campane. Non sempre Arcangelo Gaspari vende le sue opere prima del tra¬monto. Ma la sua festa è ugualmente completa perché per un giorno, magari nella pianura profonda, tra i sorghi, i canali e le risorgive delle grandi valli, in un rione di città o tra le pieghe delle colline, all’imbocco delle vallure, dove ci sia un campanile, una piccola piazza, un sagrato o uno slargo di strada di¬ventato per un giorno il nuovo spazio della sosta e della scoperta, il maestro di Roverè ha raccontato le sue bellissime storie che non finiscono mai. (Bepi de Marzi)
Arcangelo Gaspari un artista della Lessima.
Ogni opera d’arte è figlia oltre che del suo tempo, anche dell’ ambiente in cui nasce e si sviluppa. Ancor più l’artista, che tale opera, la crea. “Galeotto” nel caso del Gaspari, è stato perciò l’ambiente, quella “terra cimbra” che gli ha dato i natali in quel di Roverè Veronese.
Piccole tessere di pietra, centinaia di “frammenti” di Lessinia, colori che sanno di montagna, mosaici il cui supporto primo non è quello palpabile, visibile, ma è quello dell’ anima.
Il Gaspari, ci presenta in questa sua “personale” tutta una serie di opere “pensate”, certo dall’artista, ma eseguite anche abilmente dalla mano dell’arti¬giano, superando quel famoso confine tanto dibattuto.
Paesaggi, figure e nature morte si susseguono uniti da un unico ideale filo conduttore; quel suo modo di render plasticamente la realtà, questi suoi qua¬dri-scultura, il suo modo di esprimersi quindi, lo catalogherà tra i “naifs” tra quella schiera di pittori “semplici”, ma semplici solo in apparenza, avvalendosi l’artista di una finezza narrativa che contribuirà ad esaltare l’espressione. (Carlo Caporal)
Gaspari ha un’anima tutta sua e dei valori, da buon montanaro, da difendere e da trasmettere con quell’unico mezzo che fu dei “madonari” e che ancora una volta fa da veicolo, la pietra della Lessinia, ma con obiettivi diversi, con finalità intrinseche, con metodologia più unica che rara: il mosaico in pietra su “quadri” di pietra, con tutte le sue pieghe e le sue ottiche.
Gaspari “fonda”, se è giusto questo verbo, la pietra in opera musiva; ingentilisce il supporto con un tocco di magia e vi cala dentro il colore naturale di tante tessere di sasso, che sono altrettanti campioni di suolo della sua terra, traendone effetti di grande plasticità e di notevole interesse artistico. Egli fa questo ed altro con una semplicità e una duttilità che gli sono connaturate; sotto la sua mano e sotto il taglio netto del suo scalpello nascono vedute della sua terra, nature morte, angoli agresti, case, corti, contrade, paesaggi, figure di santi e di Madonne, ritratti, angoli e particolari della città. (Piero Piazzola)