Via S. Giacomo di Sopra n. 28
37030 LAVAGNO
VERONA
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Biografia
Sergio Maraboli ama definirsi un “lombardo – veneto”. È nato infatti in Lombardia, nel 1929, a Casalpusterlengo, ora provincia di Lodi, all’epoca di Milano; si è trasferito con la famiglia, nel 1933, nel Veneto, precisamente a San Bonifacio in provincia di Verona, dove è rimasto fino al 1936. A questo paese è legato da ricordi incancellabili e da una nostalgia ancora viva in lui. È vissuto poi a Verona dove ha frequentato il liceo classico “S. Maffei”; si è laureato nella facoltà di Medicina e Chirurgia all’Università di Milano. Ora vive, dal 1974, in località San Giacomo nel Comune di Lavagno (VR); è sposato e ha due figlie. Si è dedicato alla pittura negli anni della maturità. Dipinge soprattutto vedute e paesaggi. Il soggetto preferito è Venezia, città che egli ama intensamente. Ha partecipato a numerose mostre di pittura personali e collettive a partire dagli anni ’90. Ha pubblicato un libro di poesie: “Il sogno e il silenzio”.
Presentazione critica
INCANTESIMI
Il verbo “incantare”, tra gli altri significati, elenca anche quello – che prediligo sugli altri, soprattutto per parlar di questo specifico argomento – di “destare diletto, stupore, ammirazione; perdersi nei propri pensieri”. Sergio Maraboli, è un artista che ti incanta subito; ti conquista, ti cattura, inaspettato come i suoi paesaggi, e ti libera solo laggiù a Venezia, nel cuore di Venezia o nei dintorni di Venezia, nel bel mezzo di quei canali dove sembra non esistere più vita, più acque che si muovono; a ridosso di un ponticello, da cui intendi appena il mormorio dell’ umanità nella quotidianità, dove è più solenne il rumore del niente, ma più forte la sensazione che mare, acque, barche, uomini, chiese, palazzi, case sono vitalissimi, esuberanti, vivi. Sarà incantesimo? Ti fa toccare con mano i giorni della Venezia delle brume, delle nebbioline mattutine, delle foschie, dell’ indefinito, dello sfumato, della malinconia insomma. Ed è per questo che anche le sue tele affascinano, avvincono, fanno seduzione; ti bloccano l’ anima, ti imprigionano lo spirito, ti fanno smarrire nei tuoi stessi pensieri. Cerchi col puntiglio dell’ inesperto, del neofita, le linee del soggetto che c’ è, ed è evidente, ma che “si nasconde dietro il velo di nebbia che trasforma d’ incanto la riva lontana”. Il suo soggetto, diletta, stupisce, desta ammirazione, soprattutto quando ti invita a verificare l’ attendibilità dei tuoi sensi e ad immergere l’ anima in quelle marine nascoste da quegli azzurri anacquati, impalpabili ma veri, dietro quelle albe la cui luce non si riesce a riconoscere neanche nelle sfumature del rosso, che però non è neppure rosa. Sono attimi di felice partecipazione ad un talento artistico (e umano) che intende soddisfare se stesso, anzitutto, ma che centellina anche la gioia di aver scoperto un linguaggio come messaggio di simpatia, di amore e di amicizia.
(Piero Piazzola – Verona Fedele 1996)