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37030 COLOGNOLA AI COLLI
VERONA
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Biografia
Francesco Menegazzi è nato a Minerbe (VR) nel 1941. Formatosi alla scuola del famoso acquafortista Dante Broglio, successivamente ha frequentato i corsi di pittura all’ Accademia di Belle Arti “G.B.Cignaroli” di Verona, sotto la guida del Pittore e Maestro Federico Bellomi, nome di larga fama e docente di chiara stima.
Dopo le prime esperienze giovanili improntate ad un genuino realismo descrittivo, non privo di lavori estetici e di finezza narrativa, il contatto diretto con le opere dell’impressionismo francese, cui ha avuto modo di accostarsi in un viaggio di studio a Parigi, egli si è aperto ad un tipo di ricerca e di lavoro artistico che è già di per se stesso distaccato dai contenuti e dagli scopi di quel lontano, se pur glorioso, movimento.
Nelle sue visioni paesaggistiche limpide e vive nelle scelte coloristiche, così come in altre tematiche e nei ritratti, contrassegnati da una acuta capacità introspettiva, Francesco Menegazzi lascia emergere con incisività le tensioni emozionali di cui è ricca la sua sensibilità, definendo le immagini con armonia attraverso un linguaggio fortemente comunicativo, in cui risaltano suggestive valenze poetiche.
Hanno scritto della sua pittura M.A. Marini, G. Faè, U.G. Tessari, F. Bellomi, F. Barbuggiani, P. Piazzola, G. Cappelletti, A. Piazzi, A. Bertini, A. Domaschio, L. Bertacchini, S. Russo, V.Meneguzzo, A. Anzini, C. Segala, C. Caporal, P.Rizzi, G. Trevisan, M. Rama, R. Schiavo, A. Mozzambani, F. Bletzo, C. Bertoni.
Biografia essenziale: Catalogo Artisti del Veneto, Arte Verona 1983, La Ginestra, L’ Elite, Verona nello Sport, Master, Edi Arte, Arte Leader, Annuariio EIAC, Arte Triveneta.
Le sue opere sono in collezioni pubbliche e private in Italia, Città del Vaticano, Germania, Jugoslavia, Francia, Gran Bretagna, Canada, USA, Spagna, Belgio.
Presentazione critica
“La Lessinia dei segreti”. Celati fra gli interstizi dei muri che fiancheggiano sentieri, fra le ringhiere di ligustro, nelle cupole ammantate di fogliame, sotto la neve taciturna che copre ogni segno di vita, ma pronta poi ad aprirsi in una pioggia di crochi. Segreto che va a trincerarsi nella cassaforte dei monti, ripidi e nudi come muraglie verticali, inaccessibili al mistero che dorme nelle loro viscere da tempi millenari. Una pittura verbalizzata nelle tonalità neutre del segno,nella scelta di un colore particolarissimo, un rosso bruno capace di illuminare di un chiarore crepuscolare, un teatro di leggende a cui, come un coro greco, fa da sottofondo il canto delle “Anguane”.
Per Francesco Menegazzi il paesaggio si materializza come da un groviglio di rovi. La stessa materia viva e marcescente che nel reale si fa macchia e siepe. Una staffilata, un graffio, una lacerazione o una carezza ruvida dai colori rossastri o verdi di locusta, oppure grigi come un dorso di un topo campagnolo. Segni che diventano sentieri dove illudersi di un mondo incontaminato e lieto.
Francesco Menegazzi …che fa nascere un quadro non si sa da quale misteriosa abilità, tanto è essenziale ed unica la sua freccia-pennellata, sempre giusta nel segno mentre trascina, nel suo percorso, una infinita gamma di toni per una lieta sensazione del bello. (Vera Meneguzzo)
Menegazzi, fecondo e spesso nuovo nel far rivivere il paesaggio, in veri e propri capi d’opera riassuntivi di un nuovo paesaggismo di scuola veronese. Infatti la sua pittura va giù a macchie, a “tache”, di una bella campitura che due nostri maestri del passato come Stringa e Zamboni accetterebbero in pieno. Si può vedere dal suo lavoro l’armonia del tempo e delle stagioni mentre annulla le ore quale virtù che fa il paesaggio nel paesaggio, purchè sia la pittura a trionfare. (Alessandro Mozzambani)
Francesco Menegazzi ha una pittura scabra, legata nella voluta povertà dei mezzi al magistero di Pio Semeghini, ma anche estremamente personale nella resa atmosferica, per esempio in “Ciliegi in fiore” e “Strada in Lessinia”, dove si intuisce quasi la qualità dell’aria che pervade la scena. (Francesco Bletzo)
Francesco Menegazzi, sensibile pittore di natura e di paesaggio, ritorna ad esporre le intense opere della sua produzione pittorica alla galleria L’Incontro di Via IV Novembre. Un buon numero di quadri segna il punto di una ricerca artistica riflessiva, che non si lascia prendere né la mano né la mente, ma che procede riflessiva sulle linee di una idea di pittura che non si disgiunge dal reale , ma che lo interpreta finemente e con tecnica raffinata. In questa personale, molto curate ed equilibrata sia nel senso delle sceelte figurali che di quelle tecnico espressive, appare chiaro comne il suo obiettivo sia quello di estrarre dal colore, e dalle infinite gamme cromatiche, quella tinta che più di altre definisce meglio l’immagine, ma anche lo stato d’animo di chi, in quel preciso istante, la sta creando. In Menegazzi “l’arte è prima di tutto un prodotto dello spirito che si trasforma in segno”, intuisce bene Carlo Caporal, amico sincero e mentore del pittore di Colognola, ma è anche colore che di stempera, che si aggruma o che si aggruppa in un ordine preciso ed accoglie ogni incidenza luminosa capace di fare pulsare l’immagine nella luce o nell’ombra, o nell’immortalità di un pacificante e sereno paesaggio di terra o di acqua. Gli amati soggetti della sua pittura sono sempre dipinti con intensità cromatiche e tonalità vigorose: egli all’evanescente inconsistenza del colore debole e trasparente privilegia infatti l’abbondanza del pigmento, la certezza di una pennellata capace di fondere armonicamente insieme gli elementi emotivo compositivi dell’ opera. (Giorgio Trevisan 2004)
La ricerca artistica di un pittore è legata sempre a quella creatività suggerita dai momenti più o meno felici dell’artista che si confronta con il racconto visivo rappresentato. Pietra di paragone è certamente, nelle opere di Menegazzi, quel suo personale cromatismo formatosi in anni di esperienza e ferrea volontà. Qualche tempo fa, eventi personali offrivano all’artista di Colognola ai Colli un dibattito con la sua stessa poetica pittorica. Le grafie divenivano nervose e molto materiche, in cromatismi quasi spenti, comunque alla ricerca di una spiritualità dove il fraseggio pittorico è sempre maturo e altamente proponibile in una lettura densa di intensità. Le tele di Menegazzi pregne delle atmosfere ricercate dall’artista, sono sempre piene di intensa spiritualità.
Nel percorso dell’artista si riscontra in un lasso di tempo piuttosto lungo, una interiorità quasi “offesa” da un momento di profonda tristezza leggibile in una tavolozza offuscata dalle realtà sinergiche di quei momenti difficili della sua quotidianità. Recentemente, col superamento di questa fase, nelle opere dell’artista di Colognola aleggiano tagli pittorici in cui il colore sembra rigenerarsi in quella luminosità dove un concerto cromatico sembra eseguire antiche melodie. Nella sua pittura si evidenzia come gli stati d’animo divengono pagine di vita che il colore e il segno hanno inciso in modo indelebile. (Carlo Caporal 2007)