Biografia
Mario Paolo Pajetta : Genova 1890 – Verona 1977. Proveniente da una famiglia di pittori dove ricevette una primaria formazione artistica, M.P. Pajetta dopo il ginnasio si trasferì a Venezia dove fu allievo di Luigi Nono. Negli anni della prima guerra mondiale si trasferì prima a Torino e poi a Milano e nonostante le offerte da Parigi preferì la tranquillità di Verona. Abile disegnatore, attivo anche come illustratore anche se la sua produzione più significativa si rivela nell’ ambito della pittura di paesaggio. Nel 1940 partecipò con un autoritratto alla Biennale di Venezia. Pittore dal carattere forte, troviamo spesso i suoi dipinti firmati M.P Pajeta con una sola “t” per distinguersi dal resto della famiglia di pittori.
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Presentazione critica
“Nella alternanza tra tradizione consacrata, e quella invece che si stava formando, [ndr.: si fa riferimento all’esperienza di inizio del XX secolo, in cui anche a Verona si ritrovano inediti pittori in bilico tra “Realismo e Modernismo”], una zona di accostamento ce la forniscono Mario P.Pajetta e Francesco Perotti, nel caso avvicinati da due apparizioni pittoriche perfino capaci di modificare le loro valutazioni abituali… la parte più portante, più piena eccezionalmente la fa Perotti, di solito misurato: in levare piuttosto che in abbondare. I toni scuri, le luci soffocate, interne, sono simili, ma se per Perotti il caso è straordinario, non lo è per Pajetta che vive un clima a ritroso, da uomo dell’altro secolo costretto suo malgrado a vedere pitture, e idee conseguenti, poco o nulla congeniali. Ciò viene in parte mitigato da certi scorci paesaggistici delle periferie ancora verdi fra le case quasi del tutto allineate, ma non ancora continue anche a non volerle schivare dal tutto. Perotti lasciò presto Verona per altri lidi; mentre Pajetta, usando la sua bicicletta da corsa, viaggiò liberamente appena fuori della città che però ha dipinto spesso, magari preferendo i vicoli alle vie e alle piazze, e allora l’inciso chiaroscurale, riguardante al massimo la “mezza luce”, torna subito determinante. Negli esempi riportati dalle illustrazioni in catalogo, si possono notare varianti estranee ai percorsi più conosciuti e predominanti negli anni ’20 e’30, o anche già in tempo di guerra. E la cosa aiuta a modificare la formulazione preconcetta che la pittura tonale a Verona non offriva altre occasioni, né che i residui ottocenteschi non si erano mostrati ancora così a lungo”. (Alessandro Mozzambani )- [Catalogo della Mostra “PITTURA A VERONA 1900-1950”, Comune di Sona 1989]