Località Grassanella n. 55
37047 SAN BONIFACIO
VERONA
Telefono: 045 6100766
Fax:
Email: ferdinando.todesco@scribanet.com
Sito web: www.ferrovieinarte.com
Biografia
Dipinge da 40 anni, con umiltà, senza inseguire mode e movimenti. Non disdegna il paesaggio tradizionale, nel quale si cimenta in compagnia di alcuni amici pittori, ma preferisce inventare atmosfere e ambienti attingendo alla fantasiia per proporre e descrivere il suo sentire. Attento alle tematiche del quotidiano, con alcuni soggetti ricorrenti, mette su tela il suo punto di vista. Ecco la “stazione ferroviaria” vissuta non solo come luogo di transito, ecco i “rottami” come denuncia dell’apparire e del consumismo. Sceglie la tela per dipingere alcuni soggetti e un supporto in legno quando prevede di fare degli interventi “forti”. Usa olio, tempera acrilica, gessetti oleosi, pigmenti e quant’altro può segnare, raschiare e incidere. Ha partecipato a numerose mostre e concorsi importanti collezionando premi e segnalazioni. Nel suo curriculum le mostre di Limone (BS) 1983, Villafranca (VR) 1986, San Bonifacio (VR) 1988, Pomposa (FE) 1989, Arco di Trento 1991- 1992, Verona 2001, Arcole (VR) 2001, Soave (VR) 2002, Garda (VR) 2003, Conegliano Veneto (TV) 2006, Soave Hotel Cangrande 2006, nel 2007: Verona Galleria L’Incontro, Schio (VI) Palazzo Toaldi Capra, Lonigo (VI) Palazzo Pisani, Creazzo (VI) Palazzo del Colle.
Presentazione critica
Mi pare di averli visti tante altre volte. Anzi mi pare siano entrati dentro di me, nella mia memoria organica, come qualcosa di imprescindibile. Ma se prima sfuggivano come mere sensazioni, ora i quadri di Ferdinando Todesco sono qui tangibili e vivi. Li potrei persino toccare, potrei passare i miei polpastrelli su quella materia morbida e sciolta, densa e pur stemperata nei delicati pigmenti del colore.
Non è facile trovare, oggi, un pittore che, si avvicini in tal modo alla nostra atmosfera veneta. Troppe interferenze agiscono sulla formazione del gusto; troppi manierismi si accavallano. Quanti riescono a tornare “puri come fanciulli”, ammesso che ciò possa verificarsi? Todesco sa bene cosa sia un’utopia; ma sa anche quanto sia essenziale “vivere in modo completamente libero”.
Per lui (e sono parole sue) “dipingere è sempre stata un’isola esclusiva cui amo sempre tornare ad approdare”. Ma attenzione: Todesco non ama tanto raffigurare paesaggi romantici e amori sotto la Luna. Troviamo prevalentemente nei suoi temi (soprattutto gli ultimi) la tematica delle stazioni ferroviarie, delle strade nella notte, dei rottami, delle periferie, degli scali merci.
Raramente appaiono le figure: e là dove appaiono assomigliano a dei manichini dolenti, infreddoliti. Non solo: ma prevalgono, nella sintassi pittorica, i fasci prospettici, i contorni marcati, le linee di fuga, una sorta di movimento verso l’al di là. Le luci stesse, specie quelle notturne sulle autostrade, inducono ad una visione mai ferma, e per ciò carica di elettricità. Non c’è nulla di fissato, di contemplativo.
Eppure dai quadri promana un’armonia che è fatta di forme si, ma anche di colori. In questo senso Todesco ci appare immerso nella temperie sentimentale veneta. Forse quei fasci ed intrecci di linee servono ad ingabbiare l’immagine, a riportarla in un mondo onirico dove tutto sfuma, si fa sfocato e morbido, sciolto nelle luci opache.
Quei mucchi di macchine a rottami sono brandelli di un amaro vissuto, carico di pacate simbologie.
Del resto, tutta la pittura di Todesco si volge al simbolo. Egli stesso, a proposito delle sue stazioni ferroviarie, dice: “Mi piace pensare che c’è un momento della vita in cui ogni persona si trova metaforicamente alla stazione: le decisioni importanti sono, secondo me, delle stazioni da dove ripartire”. I binari diventano, così “strade del distacco”.
Può essere – come dice ancora Todesco – che ci sia chi vede nei suoi quadri una “voglia di fuggire”; ma è una fuga verso altri mondi, più puliti del nostro. La fantasia ci aiuta a realizzare i nostri sogni, le nostre nostalgie. (Paolo Rizzi)